Il cyberbullismo è un fenomeno i così diffuso che questa parola è ormai entrata nei vocabolari più importanti. In realtà, il bullismo tra bambini e adolescenti esiste da sempre ma, con l’avvento delle comunicazioni digitali, il fenomeno va ben oltre i banchi di scuola. Un ragazzino prepotente può perseguitare le proprie vittime anche a casa, entrando nello spazio inviolabile di una cameretta. Una minaccia che non dà tregua, i messaggi di insulti o di minacce si diffondono molto facilmente in Rete, dove si può operare nell’anonimato.
Alcuni studi hanno rilevato un aumento costante, anno dopo anno, di casi di cyberbullismo: in Europa, metà delle vittime di cyberbullismo soffre di depressione e nel 38% dei casi si arriva anche a tentativi di suicidio. È davvero sorprendente come, nel giro di pochi secondi, possano girare in rete SMS osceni, foto, video e messaggi imbarazzanti che possono distruggere la vita di un bambino o un adolescente.
Il dottor Astrid Carolus, psicologo dell’Università di Würzburg, specializzato in social media, ha dichiarato che ” per gli adolescenti non esiste una separazione tra mondo online e offline. Se gli adulti ‘vanno su Internet’, per i giovani di oggi è come essere costantemente online in quanto trascorrono su Internet la maggior parte della giornata. Con tutti i vantaggi ma anche i pericoli che ne conseguono”.
Ecco soltanto un esempio:
Robin, di 17 anni, sta facendo uno stage in un’azienda. Qualche giorno prima, un amico gli ha parlato di un video che circola sui social network. Come molti altri adolescenti, guarda video su Facebook. In uno di questo video, un ragazzo sta picchiando un suo coetaneo. Robin non conosce né la vittima del pestaggio né il colpevole ma riconosce la scuola che si vede sullo sfondo. È la scuola dove sua madre lavora come insegnante.
Robin ne parla con la madre e le mostra il video; sua madre chiama la polizia. Il ragazzo violento viene individuato e arrestato.
Tutti felici e contenti? E cosa dire della vittima? Come si sente? Sicuramente anche il ragazzo che ha subito il pestaggio avrà visto il video.
Un video può essere cancellato dal computer o dalla propria bacheca sul social network ma di certo non dalla mente.
E cosa dire della persona che ha registrato il video? O chiunque lo abbia condiviso sui social network? Come dovrebbero reagire bambini e adolescenti in questi casi? È qui che i genitori devono fare la loro parte. Nel mondo offline cerchiamo di proteggere i nostri figli, informandoci continuamente dove si trovino e con chi; il mondo online, invece, è tutta un’altra storia. Tuttavia, vietare l’uso di Internet non serve a nulla. Noi genitori dovremmo parlare con i nostri figli per far comprendere loro i pericoli che si insidiano nel mondo di Internet.
In che modo possiamo proteggere i nostri figli online?
- Interessiamoci delle attività online di bambini e ragazzi: parliamone con loro frequentemente;
- Facciamo in modo che si rendano conto dei rischi che potrebbero correre: la consapevolezza è la prima arma per combattere il cyberbullismo, fin da piccoli;
- Sviluppiamo strategie per salvaguardare la sicurezza, come l’uso di filtri o del parental control;
- Se dovesse capitare qualche episodio spiacevole, stiamo vicino ai nostri figli e aiutiamoli;
- Se non sappiamo cosa fare, rivolgiamoci agli esperti.
8 tips for parents to help stop #cyberbullying http://t.co/iplhwrO8Dc by @emm_david pic.twitter.com/QNMrq2xQwL
— Eugene Kaspersky (@e_kaspersky) June 21, 2014
Negli ultimi anni si è fatto molto per aiutare ragazzi e genitori a gestire questo problema. In alcune scuole vengono organizzate vere e proprie lezioni per sensibilizzare i ragazzi, oltre a importanti iniziative come il Safer Internet Day.
Purtroppo, però, siamo solo all’inizio. Affinché Internet sia un luogo più sicuro, dobbiamo educare i nostri ragazzi a rifiutare e a combattere il cyberbullismo. Spesso vengono sottovalutati i danni e le conseguenze che derivano dal pubblicare in rete una foto o un video di un certo tipo.
Kaspersky Lab ha molto a cuore questo problema e si sta adoperando per combatterlo.