Ogni anno assistiamo a una maggiore difficoltà nel trovare talenti nella sicurezza informatica; come risultato, si prevede che 1,8 milioni di posizioni lavorative in questo settore non potranno essere occupate. Una parte del problema non ancora affrontata riguarda la poca presenza di donne in questo ambiente.
In uno dei campi più popolari e dinamici a livello mondiali come la cybersicurezza, solo l’11% delle persone che vi lavorano è donna. È arrivato il momento di cercare delle soluzioni, per questo Kaspersky Lab ha commissionato uno studio per capire quali sono gli ostacoli che le donne devono affrontare nella propria carriera nel settore della cybersicurezza. Si tratta di un tema complesso e multi sfaccettato, non ci aspettavamo delle risposte semplici, né l’intenzione di questo studio era di analizzare in profondità i fattori sociologici, variabili e spesso troppo intricati in gioco.
Mettiamo le cose in chiaro, il gap delle competenze non ha a che fare con il genere. Le giovani donne hanno le competenze necessarie per entrare in questo settore e generalmente hanno un’opinione positiva in merito al ruolo della cybersicurezza nella società. Tuttavia, non sono in molte a intraprendere una carriera in questo mondo e la nostra ricerca ha evidenziato due possibili cause: le donne non vengono indirizzate verso questo settore nel momento in cui devono scegliere una formazione specifica e mancano modelli di riferimento.
Formazione
I giovani iniziano a creare la propria carriera professionale ancor prima di cercare il primo lavoro, selezionando le materie scolastiche che decidono di approfondire.
La nostra ricerca ha rivelato che i ragazzi sono molto più propensi rispetto alle ragazze a scegliere materie come matematica (49% contro 36% rispettivamente) e informatica (21% contro 7%). Tali materie sono comunemente alla base di una carriera nella cybersicurezza: oltre il 57% delle donne intervistate ha sottolineato che la propria mancanza di esperienza in programmazione ha impedito loro di scegliere un percorso professionale nel mondo della cybersicurezza.
Bisogna aiutare le ragazze e le giovani donne ad assecondare il proprio interesse verso le materie scientifiche (STEM), sia a scuola sia a casa. Janice Richardson, Senior Advisor presso European Schoolnet afferma: “La scuola gioca un ruolo fondamentale e la cybersicurezza diventerà una carriera allettante solo se i giovani riusciranno a comprendere appieno le stimolanti sfide che questo settore può offrire”.
Rchardson ha sottolineato anche che tre genitori su quattro non dispone di informazioni sufficienti per indirizzare i propri figli verso studi che porterebbero a una carriera nella cybersicurezza. Inoltre, secondo Richardson è fondamentale abbattere alcuni preconcetti e stereotipi tra gli uomini, i media e la gente in generale secondo i quali alcune professioni sono “più adatte” alle donne rispetto ad altre.
Se genitori, insegnanti e scuole si impegnassero nel guidare i giovani alunni ad approfondire maggiormente le materie scientifiche, il settore potrebbe impegnarsi di più nel cercare di attirare la loro attenzione; magari, così, decideranno di optare per una carriera nel settore informatico. Per quanto riguarda le giovani donne intervistate, si iniziano a prendere queste decisioni alll’età di 16 anni.
Modelli di riferimento
Altro fattore, come dicevamo, è la mancanza di modelli di riferimento femminili nel settore: il 69% dei giovani afferma di non aver mai conosciuto nessuno che lavori nel campo della cybersicurezza e solo l’11% degli intervistati ha conosciuto donne che lavorano in questo settore. Tale disparità ha le sue conseguenze: dopo aver conosciuto una donna che lavora nel mondo della cybersicurezza, il 63% delle donne ha una immagine maggiormente positiva di questo settore.
È una reazione a catena, una presenza minore di donne porta a sempre meno donne in un settore cosi complesso. Sebbene l’istruzione sia sicuramente un fattore importante, come sottolinea Jacky Fox, direttrice in Cyber Risk di Deloitte, non è IL fattore per eccellenza. Sicuramente un backgorund tecnologico solido costituisce un vantaggio, ma non dobbiamo dimenticare l’importanza di dare le stesse opportunità sul posto di lavoro a uomini e donne. “Per non essere più una minoranza, si dovrebbe raggiungere il 30% di donne sul posto di lavoro. Il linguaggio, la cultura e lo stile in questo settore può allontanare le donne e facciamo in modo che le nostre campagne di assunzioni siano più neutre possibili da questo punto di vista. Quando ho iniziato a lavorare nell’industria tecnologica c’erano ben pochi modelli di riferimento femminili. In Deloitte Irlanda, il nostro team informatico è ora composto per il 30% da donne”.
Il punto di svolta risiede proprio in questo: le donne che già lavorano in questo settore possono calamitare l’interesse di altre donne, mediante campagne di promozione delle carriere professionali nel settore della cybersicurezza. Essere così mentori e modelli di riferimento.