Quanti di voi usano i social e hanno consapevolmente o inconsapevolmente attivato l’opzione di geolocalizzare la vostra posizione o comunque di far sapere dove vi troviate?…Avete mai controllato le impostazioni di privacy dei vostri account? Fatelo… se avete interesse a mantenere ancora un po’ della vostra privacy oppure non fatelo se non vi interessa.
Uno studio molto interessante, svolto da ricercatori del MIT e dell’Università di Oxford, ha mostrato come bastino 8 tweet fatti in un solo giorno, per sapere dove viviamo e lavoriamo.
In fondo 8 tweet non sono poi tanti e non servono tweet particolarmente espliciti sulle vostre abitudini quotidiane e esplicitamente rivelatori della vostra posizione per poter capire dove si trovi la vostra casa e il vostro luogo di lavoro. Fantascienza? Assolutamente no… Il perché si trova nell’opzione di geolocalizzazione di Twitter, feature che di default non è attiva ma che molti amanti del social del “cinguettio” più o meno coscientemente attivano dando così informazioni in realtà molto precise a tutti, anche a persone non molto tecnologiche o esperte di data mining.
As few as 8 tweets in a single day can be enough to disclose your address. https://t.co/hOdw2YQYKh pic.twitter.com/3igt4AWVpv
— Massachusetts Institute of Technology (MIT) (@MIT) May 25, 2016
Lo studio svolto da Ilaria Liccardi, ricercatrice italiana del MIT e dai suoi colleghi di Oxford, presentato alla Conferenza sul Fattore umano nei sistemi computativi dell’Associazione di Meccanica Computativa (Association for Computing Machinery’s Conference on Human Factors in Computing Systems), è piuttosto articolato come spiega l’articolo dedicato sul sito del MIT. 45 sono stati i partecipanti, inglesi e americani, scelti senza alcun background in scienze sociali o expertise nel campo dei social, a cui è stato chiesto di dedurre il luogo di residenza e il posto di lavoro delle persone che facevano tweet geolocalizzati.
I dati contenuti nei tweet sono stati mostrati in tre modi differenti: una Google Maps statica, in cui i luoghi presenti nei tweet venivano mostrati con pin virtuali; una Google Maps dinamica in cui i luoghi dei tweet venivano presentati in tempo reale; una tabella – poco tecnologica – in cui venivano mostrate coordinate geografiche, nomi delle strade, luoghi.
Il volume dei dati presenti nei tweet su cui i partecipanti dovevano esprimersi era anche ad un giorno, a tre giorni a cinque giorni. Questo per capire quale mole di dati gli ignari partecipanti trovassero più utile per capire luogo di residenza e lavoro delle persone che twittavano.